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Roman

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Calzone La pizza è un prodotto gastronomico italiano, costituito da una base lievitata ricavata da un impasto di farina e acqua, condita con vari ingredienti e cotta ad alta temperatura, tradizionalmente in un forno a legna. Il termine, nato nell'Italia meridionale con varie sfumature di significato, si è diffuso in tutto il paese con diverse grafie regionali, come confermano, ad esempio, la pinza (Veneto) o la pitta (Calabria).[1] La versione più conosciuta della pizza è però quella napoletana che, nel diciannovesimo secolo, grazie agli imprenditori partenopei, si impose scalzando le altre versioni. Ad essa venne riconosciuto il marchio STG nel 2004; nel 2017 venne riconosciuta patrimonio immateriale dell'umanità UNESCO. Prodotto d'eccellenza della cucina italiana, dopo il riso, la pizza è l’alimento più mangiato al mondo, seguito dalla pasta. Inoltre "pizza" è la parola italiana più famosa al mondo, seguita da "ciao". L'etimologia del sostantivo pizza (che non è necessariamente legata all'origine del prodotto) è dibattuta. Esistono varie ipotesi, tra cui la derivazione da pizzo e questo, a sua volta, da un'onomatopea p... zz associata all'idea di "punta". Altre ipotesi sono che derivi da picea (placenta) come calco del greco antico πίττα, pítta nel senso di "pece". Si è pensato anche a una derivazione dal germanico (longobardo o gotico) dell'alto tedesco d'Italia bĭzzo-pĭzzo (da cui anche in tedesco moderno Bissen: "boccone", "pezzo di pane", "tozzo di focaccia"). La diffusa presenza, ancora oggi, in area mediterranea e balcanica del termine pita, induce alcuni studiosi a cercare l'etimologia nel greco πίτα, píta. Infatti dal termine pita deriverebbero anche numerosi altri nomi di piatti dell'area mediterranea, tutti simili a pani sottili e/o focacce: la pita greca, la pida (o pide) turca, la piadina romagnola (chiamata anche con nomi simili, tra cui piada, pieda, pida), le calabresi pitta e lestopitta. Una delle ipotesi più diffuse ritiene che l'antico termine volgare pita (o pitta) si sia modificato in pizza nel Medioevo sotto l'influenza della lingua longobarda, in cui è attestato il fenomeno fonetico del passaggio dalle dentali al suono sordo della zeta.[19] Questa ipotesi (citata anche dallo storico Alessandro Barbero) trova riscontro nella registrazione di questo fenomeno nei territori degli antichi ducati di Spoleto e di Benevento. Franco Fanciullo e Pierpaolo Fornaro hanno proposto che pizza possa derivare dal greco antico: ἀπίκια?, apíkia (in latino *apīcia) "focaccia all'Apicio", dal nome dell'autore latino di ricette di cucina. Nel 2007 gli studiosi Mario Alinei ed Ephraim Nissan hanno proposto un'etimologia semitica. La pizza ha una storia lunga, complessa e incerta. In assoluto, le prime attestazioni scritte della parola "pizza" risalgono al latino volgare della città di Gaeta nel 997. Un successivo documento, scritto su pergamena d'agnello, di locazione di alcuni terreni e datato sul retro 31 gennaio 1201 presente presso la biblioteca della diocesi di Sulmona-Valva, riporta la parola "pizzas" ripetuta due volte. Già comunque nell'antichità focacce schiacciate, lievitate e non, erano diffuse presso gli Egizi e i Romani (offa). Con il nome pizza, praticamente ignoto al di là della cinta urbana napoletana, ancora nel XVIII secolo, si indicavano le torte, quasi sempre dolci[senza fonte], utilizzo questo che sopravvive ancora oggi in alcuni dolci tradizionali dell'Italia centro-meridionale (esempi sono la Pizza di Beridde, nella cucina giudaico-romanesca, oppure la Pizza a sette sfoglie di Cerignola nella cucina pugliese). Il napoletano Raffaele Esposito viene spesso indicato come il padre della pizza moderna. Nel medesimo secolo, grazie agli imprenditori di Napoli, la pizza napoletana divenne la versione più conosciuta adombrando le altre versioni del piatto.[1] Il successo planetario della versione napoletana della pietanza ha portato, per estensione, a definire nello stesso modo qualsiasi preparazione analoga.Calzone
Milanaise La pizza è un prodotto gastronomico italiano, costituito da una base lievitata ricavata da un impasto di farina e acqua, condita con vari ingredienti e cotta ad alta temperatura, tradizionalmente in un forno a legna. Il termine, nato nell'Italia meridionale con varie sfumature di significato, si è diffuso in tutto il paese con diverse grafie regionali, come confermano, ad esempio, la pinza (Veneto) o la pitta (Calabria).[1] La versione più conosciuta della pizza è però quella napoletana che, nel diciannovesimo secolo, grazie agli imprenditori partenopei, si impose scalzando le altre versioni. Ad essa venne riconosciuto il marchio STG nel 2004; nel 2017 venne riconosciuta patrimonio immateriale dell'umanità UNESCO. Prodotto d'eccellenza della cucina italiana, dopo il riso, la pizza è l’alimento più mangiato al mondo, seguito dalla pasta. Inoltre "pizza" è la parola italiana più famosa al mondo, seguita da "ciao". L'etimologia del sostantivo pizza (che non è necessariamente legata all'origine del prodotto) è dibattuta. Esistono varie ipotesi, tra cui la derivazione da pizzo e questo, a sua volta, da un'onomatopea p... zz associata all'idea di "punta". Altre ipotesi sono che derivi da picea (placenta) come calco del greco antico πίττα, pítta nel senso di "pece". Si è pensato anche a una derivazione dal germanico (longobardo o gotico) dell'alto tedesco d'Italia bĭzzo-pĭzzo (da cui anche in tedesco moderno Bissen: "boccone", "pezzo di pane", "tozzo di focaccia"). La diffusa presenza, ancora oggi, in area mediterranea e balcanica del termine pita, induce alcuni studiosi a cercare l'etimologia nel greco πίτα, píta. Infatti dal termine pita deriverebbero anche numerosi altri nomi di piatti dell'area mediterranea, tutti simili a pani sottili e/o focacce: la pita greca, la pida (o pide) turca, la piadina romagnola (chiamata anche con nomi simili, tra cui piada, pieda, pida), le calabresi pitta e lestopitta. Una delle ipotesi più diffuse ritiene che l'antico termine volgare pita (o pitta) si sia modificato in pizza nel Medioevo sotto l'influenza della lingua longobarda, in cui è attestato il fenomeno fonetico del passaggio dalle dentali al suono sordo della zeta.[19] Questa ipotesi (citata anche dallo storico Alessandro Barbero) trova riscontro nella registrazione di questo fenomeno nei territori degli antichi ducati di Spoleto e di Benevento. Franco Fanciullo e Pierpaolo Fornaro hanno proposto che pizza possa derivare dal greco antico: ἀπίκια?, apíkia (in latino *apīcia) "focaccia all'Apicio", dal nome dell'autore latino di ricette di cucina. Nel 2007 gli studiosi Mario Alinei ed Ephraim Nissan hanno proposto un'etimologia semitica. La pizza ha una storia lunga, complessa e incerta. In assoluto, le prime attestazioni scritte della parola "pizza" risalgono al latino volgare della città di Gaeta nel 997. Un successivo documento, scritto su pergamena d'agnello, di locazione di alcuni terreni e datato sul retro 31 gennaio 1201 presente presso la biblioteca della diocesi di Sulmona-Valva, riporta la parola "pizzas" ripetuta due volte. Già comunque nell'antichità focacce schiacciate, lievitate e non, erano diffuse presso gli Egizi e i Romani (offa). Con il nome pizza, praticamente ignoto al di là della cinta urbana napoletana, ancora nel XVIII secolo, si indicavano le torte, quasi sempre dolci[senza fonte], utilizzo questo che sopravvive ancora oggi in alcuni dolci tradizionali dell'Italia centro-meridionale (esempi sono la Pizza di Beridde, nella cucina giudaico-romanesca, oppure la Pizza a sette sfoglie di Cerignola nella cucina pugliese). Il napoletano Raffaele Esposito viene spesso indicato come il padre della pizza moderna. Nel medesimo secolo, grazie agli imprenditori di Napoli, la pizza napoletana divenne la versione più conosciuta adombrando le altre versioni del piatto.[1] Il successo planetario della versione napoletana della pietanza ha portato, per estensione, a definire nello stesso modo qualsiasi preparazione analoga.Milanaise
Gastronomico La pizza è un prodotto gastronomico italiano, costituito da una base lievitata ricavata da un impasto di farina e acqua, condita con vari ingredienti e cotta ad alta temperatura, tradizionalmente in un forno a legna. Il termine, nato nell'Italia meridionale con varie sfumature di significato, si è diffuso in tutto il paese con diverse grafie regionali, come confermano, ad esempio, la pinza (Veneto) o la pitta (Calabria).[1] La versione più conosciuta della pizza è però quella napoletana che, nel diciannovesimo secolo, grazie agli imprenditori partenopei, si impose scalzando le altre versioni. Ad essa venne riconosciuto il marchio STG nel 2004; nel 2017 venne riconosciuta patrimonio immateriale dell'umanità UNESCO. Prodotto d'eccellenza della cucina italiana, dopo il riso, la pizza è l’alimento più mangiato al mondo, seguito dalla pasta. Inoltre "pizza" è la parola italiana più famosa al mondo, seguita da "ciao". L'etimologia del sostantivo pizza (che non è necessariamente legata all'origine del prodotto) è dibattuta. Esistono varie ipotesi, tra cui la derivazione da pizzo e questo, a sua volta, da un'onomatopea p... zz associata all'idea di "punta". Altre ipotesi sono che derivi da picea (placenta) come calco del greco antico πίττα, pítta nel senso di "pece". Si è pensato anche a una derivazione dal germanico (longobardo o gotico) dell'alto tedesco d'Italia bĭzzo-pĭzzo (da cui anche in tedesco moderno Bissen: "boccone", "pezzo di pane", "tozzo di focaccia"). La diffusa presenza, ancora oggi, in area mediterranea e balcanica del termine pita, induce alcuni studiosi a cercare l'etimologia nel greco πίτα, píta. Infatti dal termine pita deriverebbero anche numerosi altri nomi di piatti dell'area mediterranea, tutti simili a pani sottili e/o focacce: la pita greca, la pida (o pide) turca, la piadina romagnola (chiamata anche con nomi simili, tra cui piada, pieda, pida), le calabresi pitta e lestopitta. Una delle ipotesi più diffuse ritiene che l'antico termine volgare pita (o pitta) si sia modificato in pizza nel Medioevo sotto l'influenza della lingua longobarda, in cui è attestato il fenomeno fonetico del passaggio dalle dentali al suono sordo della zeta.[19] Questa ipotesi (citata anche dallo storico Alessandro Barbero) trova riscontro nella registrazione di questo fenomeno nei territori degli antichi ducati di Spoleto e di Benevento. Franco Fanciullo e Pierpaolo Fornaro hanno proposto che pizza possa derivare dal greco antico: ἀπίκια?, apíkia (in latino *apīcia) "focaccia all'Apicio", dal nome dell'autore latino di ricette di cucina. Nel 2007 gli studiosi Mario Alinei ed Ephraim Nissan hanno proposto un'etimologia semitica. La pizza ha una storia lunga, complessa e incerta. In assoluto, le prime attestazioni scritte della parola "pizza" risalgono al latino volgare della città di Gaeta nel 997. Un successivo documento, scritto su pergamena d'agnello, di locazione di alcuni terreni e datato sul retro 31 gennaio 1201 presente presso la biblioteca della diocesi di Sulmona-Valva, riporta la parola "pizzas" ripetuta due volte. Già comunque nell'antichità focacce schiacciate, lievitate e non, erano diffuse presso gli Egizi e i Romani (offa). Con il nome pizza, praticamente ignoto al di là della cinta urbana napoletana, ancora nel XVIII secolo, si indicavano le torte, quasi sempre dolci[senza fonte], utilizzo questo che sopravvive ancora oggi in alcuni dolci tradizionali dell'Italia centro-meridionale (esempi sono la Pizza di Beridde, nella cucina giudaico-romanesca, oppure la Pizza a sette sfoglie di Cerignola nella cucina pugliese). Il napoletano Raffaele Esposito viene spesso indicato come il padre della pizza moderna. Nel medesimo secolo, grazie agli imprenditori di Napoli, la pizza napoletana divenne la versione più conosciuta adombrando le altre versioni del piatto.[1] Il successo planetario della versione napoletana della pietanza ha portato, per estensione, a definire nello stesso modo qualsiasi preparazione analoga.Gastronomico
La pizza è un prodotto gastronomico italiano, costituito da una base lievitata ricavata da un impasto di farina e acqua, condita con vari ingredienti e cotta ad alta temperatura, tradizionalmente in un forno a legna. Il termine, nato nell'Italia meridionale con varie sfumature di significato, si è diffuso in tutto il paese con diverse grafie regionali, come confermano, ad esempio, la pinza (Veneto) o la pitta (Calabria).[1] La versione più conosciuta della pizza è però quella napoletana che, nel diciannovesimo secolo, grazie agli imprenditori partenopei, si impose scalzando le altre versioni. Ad essa venne riconosciuto il marchio STG nel 2004; nel 2017 venne riconosciuta patrimonio immateriale dell'umanità UNESCO. Prodotto d'eccellenza della cucina italiana, dopo il riso, la pizza è l’alimento più mangiato al mondo, seguito dalla pasta. Inoltre "pizza" è la parola italiana più famosa al mondo, seguita da "ciao". L'etimologia del sostantivo pizza (che non è necessariamente legata all'origine del prodotto) è dibattuta. Esistono varie ipotesi, tra cui la derivazione da pizzo e questo, a sua volta, da un'onomatopea p... zz associata all'idea di "punta". Altre ipotesi sono che derivi da picea (placenta) come calco del greco antico πίττα, pítta nel senso di "pece". Si è pensato anche a una derivazione dal germanico (longobardo o gotico) dell'alto tedesco d'Italia bĭzzo-pĭzzo (da cui anche in tedesco moderno Bissen: "boccone", "pezzo di pane", "tozzo di focaccia"). La diffusa presenza, ancora oggi, in area mediterranea e balcanica del termine pita, induce alcuni studiosi a cercare l'etimologia nel greco πίτα, píta. Infatti dal termine pita deriverebbero anche numerosi altri nomi di piatti dell'area mediterranea, tutti simili a pani sottili e/o focacce: la pita greca, la pida (o pide) turca, la piadina romagnola (chiamata anche con nomi simili, tra cui piada, pieda, pida), le calabresi pitta e lestopitta. Una delle ipotesi più diffuse ritiene che l'antico termine volgare pita (o pitta) si sia modificato in pizza nel Medioevo sotto l'influenza della lingua longobarda, in cui è attestato il fenomeno fonetico del passaggio dalle dentali al suono sordo della zeta.[19] Questa ipotesi (citata anche dallo storico Alessandro Barbero) trova riscontro nella registrazione di questo fenomeno nei territori degli antichi ducati di Spoleto e di Benevento. Franco Fanciullo e Pierpaolo Fornaro hanno proposto che pizza possa derivare dal greco antico: ἀπίκια?, apíkia (in latino *apīcia) "focaccia all'Apicio", dal nome dell'autore latino di ricette di cucina. Nel 2007 gli studiosi Mario Alinei ed Ephraim Nissan hanno proposto un'etimologia semitica. La pizza ha una storia lunga, complessa e incerta. In assoluto, le prime attestazioni scritte della parola "pizza" risalgono al latino volgare della città di Gaeta nel 997. Un successivo documento, scritto su pergamena d'agnello, di locazione di alcuni terreni e datato sul retro 31 gennaio 1201 presente presso la biblioteca della diocesi di Sulmona-Valva, riporta la parola "pizzas" ripetuta due volte. Già comunque nell'antichità focacce schiacciate, lievitate e non, erano diffuse presso gli Egizi e i Romani (offa). Con il nome pizza, praticamente ignoto al di là della cinta urbana napoletana, ancora nel XVIII secolo, si indicavano le torte, quasi sempre dolci[senza fonte], utilizzo questo che sopravvive ancora oggi in alcuni dolci tradizionali dell'Italia centro-meridionale (esempi sono la Pizza di Beridde, nella cucina giudaico-romanesca, oppure la Pizza a sette sfoglie di Cerignola nella cucina pugliese). Il napoletano Raffaele Esposito viene spesso indicato come il padre della pizza moderna. Nel medesimo secolo, grazie agli imprenditori di Napoli, la pizza napoletana divenne la versione più conosciuta adombrando le altre versioni del piatto.[1] Il successo planetario della versione napoletana della pietanza ha portato, per estensione, a definire nello stesso modo qualsiasi preparazione analoga.La pizza

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